L’ Aretino, storia di un vizioso

    

                          (a cura di G.Narducci)

Pervertito. Genio. Intellettuale. Pornografo. Provocatore. Questi sono solo alcuni degli aggettivi che si possono sprecare quando guardiamo a una delle personalità più particolari e discusse di tutto il Cinquecento, sapete di chi sto parlando? Ma certo che lo sapete…lo so che sotto la voce “pervertito” vi sono venuti in mente tanti nomi, ma il personaggio di cui vi voglio raccontare oggi, non solo pornografo lo è stato davvero, ma fu uno dei primi in assoluto. Naturalmente mi riferisco a Pietro Aretino. 

Ma chi era l’Aretino? Di certo un immorale, un vizioso, un istigatore, ma anche un uomo di cultura e di successo. Personaggio complesso e controverso, capace di scrivere solo per polemizzare e non per compiacere qualcun altro. 

Nato ad Arezzo, vissuto a Roma e poi a Mantova, fece però di Venezia la sua casa, grazie soprattutto alla “libertà”veneziana e alle donne venete, così belle da fargli dimenticare gli amori omosessuali. Ma quello che oggi voglio raccontarvi, non è la stessa biografia, ma piuttosto una piccola curiosità che riguarda questo grande personaggio. Effettivamente grosso era grosso, famosissimo il ritratto eseguito per lui da Tiziano, ma l’Aretino possiede un particolare record, quello di aver scritto il primo libro pornografico. Eh si, il suo primato è questo, aver inventato questo nuovo genere letterario. 

Il primo libro di questo tipo furono i Sonetti lussuriosi, scritto a Roma nel 1525 e rappresentante il classico eccesso dell’Aretino. I Sonetti, sono legati indissolubilmente alla figura di Marcantonio Raimondi, in quanto aveva ricavato sedici incisioni dai disegni estremamente espliciti, definiti addirittura osceni, di Giulio Romano e per i quali, l’incisore venne sbattuto in carcere. L’Aretino intervenne e grazie alla popolarità che già possedeva, Raimondi fu liberato. Da qui vengono alla luce i Sonetti lussuriosi, nati come didascalia alle illustrazioni. La provocazione costò però allo scrittore l’allontanamento da Roma. Arrivò così a Venezia e proprio qui, lontano dall’Inquisizione romana, l’Aretino dette alla stampa il libro, condito di immagini e di versi osceni, il quale viene considerato oggi, il primo libro pornografico della storia. 

Non si conoscono i risultati commerciali dei Sonetti, ma considerando che poi quella corrente editoriale divenne fin da subito molto richiesta, possiamo immaginare come siano andate le cose. Dopo poco Pietro scrive il Ragionamento (1534) e il Dialogo (1536), fusi insieme nelle Sei giornate. Quello di cui parla l’Aretino è si l’amore, ma certo non quello spirituale, quanto quello fisico. Le sue donne non sono le gentil donne dall’animo gentile, ma sono donne che sanno usare il proprio corpo a proprio favore, tanto da dire che la «carriera, quella della cortigiana, è la più sicura e, in fondo, la più onesta». Proprio da qui vediamo il cosiddetto “dialogo puttanesco”, che altro non è che la parodia del dialogo amoroso tanto in voga nel XVI sec.  L’Aretino lo abbiamo detto è politicamente scorretto, quindi poi quando spiega al lettore come funziona il lavoro della prostituta, certo non si risparmia niente, nemmeno le scene sadomaso: «Lo facea porre in terra carpone e accomodatogli una cinta in bocca a modo di un ferro, salitagli a dosso, menando i calcagni, gli facea fare come faceva lui al suo cavallo». Non andiamo oltre, non certo per censura, ma perché infondo, certe letture è bene non svelarle troppo. 

 Le cortigiane diventano da qui le protagoniste delle piccole opere di cui l’Aretino è probabilmente l’ispiratore o il suggeritore, come per esempio la Zaffetta (1531) o il Ragionamento del Zoppino fatto frate e Ludovico puttaniere (1539).

Solo a Venezia però, tutto questo era possibile, senza finire in galera, anche se per tre secoli la sua opera ha vissuto un’esistenza sotterranea, conosciuta solo da bibliofili e pochi altri addetti.